Giovanni Malagodi, Tommaso Padoa Schioppa e Mario Monti: cos’hanno in comune tre persone tanto diverse fra loro? Vediamo. Giovanni Malagodi è stato un leader politico di rilievo, Tommaso Padoa Schioppa è stato uno stimato dirigente della Banca d’Italia nonché un illustre membro della Banca Centrale Europea, Mario Monti prima di essere nominato presidente del Consiglio, ha vinto una cattedra di Economia Politica, ha fatto parte di importanti consigli d’amministrazione, è stato commissario europeo e presidente della Bocconi. Tre persone molto diverse, quindi, con una sola cosa in comune: sono stati considerati per anni distinti economisti. Malagodi aveva talmente impressionato il mondo politico per le sue conoscenze economiche che non solo veniva ritenuto economista, era anche accusato di “economicismo” da tutte le parti politiche. Veniva generalmente creduto che fosse talmente condizionato dalla sua preparazione economica da non riuscire a comprendere nessun’altra faccenda, a cogliere gli altri, e più importanti, aspetti della vita. Questa qualifica, con connessa accusa, si dissolsero come nebbia al sole non appena Malagodi, diventato ministro del Tesoro, venne osservato all’opera. Da allora nessuno lo accusò più di economicismo o ritenne che fosse un economista! Tommaso Padoa Schioppa, anche se non accademico, veniva da tutti considerato economista di grande rilievo. Anch’io ero convinto che fosse persona di buone credenziali in campo economico e mi consideravo suo estimatore e amico. Tutto ciò cambiò non appena Tommaso divenne ministro dell’Economia del governo Prodi; ricordo ancora il suo discorso alla Camera, nel quale sostenne tesi diametralmente opposte a quelle che aveva enunciato meno di due anni prima come membro della Bce. Nel mio intervento glielo rinfacciai anche con qualche battuta (avrebbe voluto applaudirmi ma gli fu impedito, ma le apprezzò almeno a giudicare dal sorriso). Dopo mi avvicinò in transatlantico e mi chiese: “Tu non hai mai fatto compromessi in politica come ministro degli Esteri e della Difesa?” Non ebbi il coraggio di rispondergli negativamente e mi limitai a sorridere. Non è questo, tuttavia, il punto; il fatto è che il numero di persone convinte che Tommaso fosse un grande economista diminuì drasticamente. Cosa c’entra Mario Monti in tutto questo? C’entra, eccome! Il suo destino è segnato: dopo la grottesca performance offerta da lui e dal suo governo, dubito fortemente che qualcuno vorrà ancora sostenere che Mario (amico mio, come Malagodi e Tommaso) sia un economista preparato. Le stupidaggini che ha sentenziato sull’”aver messo in sicurezza i conti pubblici”, avere “salvato l’Italia dal baratro”, “posto le condizioni per la crescita” entreranno, temo, a far parte del repertorio umoristico di molti comici. Tommaso Padoa Schioppa non era stato da meno quando aveva affermato che le tasse sono “nobili e bellissime”, tesi che Mario Monti credo condivida in pieno, tanto da essere convinto che sia saggio pareggiare il bilancio con un livello di spesa pubblica superiore al 50% del pil. Come il suo predecessore e suo triplo, Monti è convinto che la nostra sia la temporanea patologia di un sistema di trasferimenti fondamentalmente sano e che basti qualche ritocco (“taglio”) qua e là per rimettere ogni cosa al suo posto. E’ solo questa convinzione che spiega la revisione della spesa (spending review) e la nomina di un commissario straordinario che individui cosa tagliare, eliminando gli sprechi. Sorvolo sul ridicolo offerto da un tecnico che fa ricorso a un super-tecnico che, a sua volta, si rivolge a tutti gli italiani perché lo aiutino, e sottolineo quello che è il punto fondamentale. Caro Mario, il nostro non è un sistema sano che ha contratto un malanno temporaneo, che possa essere curato con pannicelli caldi, è un sistema profondamente sbagliato che non può non produrre crisi. Solo chi non crede nel progresso economico e nella libertà personale può ritenere accettabile questo livello di spesa pubblica, fiscalità e intrusione nella vita delle persone. Non so chi ti abbia suggerito la misura, ma sono convinto sia incompatibile con le regole di una società libera imporre alle banche di trasmettere gli estratti conto all’agenzia delle entrate, limitare l’uso di contanti, e dichiarare interesse per una tassa sulla moneta! Se Monti vuole evitare di sprofondare nel ridicolo e nella generale esecrazione, facendo apparire quello di Malagodi e di Padoa Schioppa come un destino benevolo, può fare una sola cosa: chiedere scusa e dimettersi. Antonio Martino, Il Tempo, 4 maggio 2012
Bellissimo articolo. Aggiungo però che tra noi blogger di finanza si è sviluppata una discussione su Monti. Alcuni la pensano come Lei, altri, più cattivi e in mala fede ricordano che il Prof Monti ci è stato imposto dalla Merkel e che fino al giorno precedente la sua nomina a Senatore era consulente di Goldman. Tutto questo, insieme alla sua evidente sudditanza verso la Merkel ci spinge a dire che forse Monti non sia semplicemente in errore, ma che in certe situazioni si sia messo al servizio di soggetti che non vogliono il bene dell’Italia. Anche noi però concordiamo sul suo suggerimento a Monti: si dimetta!
Se un ingegnere del Politecnico applica una teoria che fa crollare un palazzo, il prestigio della scuola è a rischio, soprattutto se questo tecnico ha una alta carica nel Politecnico.
Che cosa sta succedendo alla reputazione della Bocconi? Il presidente del consiglio riuscirà danneggiare anche questo?
Caro prof. Martino, io la seguo dal primo movimento contro le tasse che nacque a Torino più di venti anni fa promosso da Lei e da un piccolo editore. In materia di tasse Lei non è secondo a nessuno. Ma io vorrei uscire fuori tema e proporle lo stesso commento che ho lasciato a Nicola Porro, (per le ultime elezioni) perchè temo che la politica di destra non sia in grado di risolvere i problemi economici italiani, meglio da defunta che da viva.
La destra del dopo “Mani Pulite” l’ha inventata Berlusconi. Gli italiani hanno votato PDL per tenersi Berlusconi. Ma PDL e la stampa di destra non hanno saputo nè difendere nè aiutare Berlusconi a salvare l’Italia. Hanno avuto a disposizione l’unico italiano capace di governare e hanno aiutato i comunisti ad accopparlo. Ora possono anche cambiare mestiere, perchè il voto dei lavoratori indispensabile per governare tenendo in buona salute l’economia, senza Berlusconi, non lo avranno mai più.
I lavoratori spostano il voto da sinistra a destra, e votano un imprenditore, per avare maggiore certezza di conservare il lavoro. Ma se la destra massacra gli imprenditori e distrugge occupazione, in competizione con la sinistra, le pecorelle smarrite ritornano all’ovile sindacal-comunista e fanno benissimo, dovendo campare.
Io a Berlusconi non ho dato un solo voto in 17 anni perchè ero certo che del dio degli imprenditori italiani ne avrebbero fatto salsiccia per cani e non mi sono sbagliato.
In Italia il terreno sociale è ormai troppo inquinato perchè possa attecchire una destra politica col potere di fare politica. La maggioranza che vuole scaldare poltrone da parassita professionista, tassando e spendendo, sa bene chi votare.
L’illusione di una parvenza di democrazia con uno straccio di opposizione alla schiacciante maggioranza parassita di sinistra, è nata grazie a Berlusconi ed è morta grazie ai GIUDA della sua coalizione.
Non credo che Lei possa condividere il mio pensiero di imprenditore settantenne rovinato dal fisco, e che proprio per questo ho maturato la convinzione che in un sistema economico sfasciato come il nostro, la sinistra campa e la destra muove.
Grazie se vorrà onorarmi di una sua risposta e cordiali saluti fl
Caro Luceri,
comprendo la sua amarezza molto bene, avendola provata anch’io. Tuttavia, non credo che lasciarsi andare al pessimismo sia inevitabile o sensato. Anzitutto, “chi prevede calamità soffre due volte”. Inoltre, nel 1979 in Italia, USA e Gran Bretagna, il clima era per noi catastrofico. Poi arrivarono Reagan in USA e la Thatcher in GB e iniziò il più prospero, dinamico e liberale trentennio nella storia millenaria dell’umanità. E’ vero che non si vedono né Reagan né Thatcher all’orizzonte (solo nani e ballerine), ma in politica mai dire mai.
Cordialmente,
am
La tornata amministrativa è stata letta superficialmente come sempre, senza approfondire il solo vero punto rilevante:gli elettori hanno voglia non tato di novità ma di libertà. Anche il pagamento di una retta per una scuola non statale è considerato un lusso e quindi sospetto di evasione fiscale. Perchè non tentare di fare riemergere dall’oblio i famosi voucher, che otterrebbero gli obiettivi di restituire libertà di scelta ai cittadini, tagiare la spesa pubblica elefantiaca, mettere in sana competizione l’apparato pubblico e privato? Allora era una battaglia lungimirante ma difficile da fare capire, oggi potrebbe essere il tempo e sbarerebbe la strada all’anti politica.Una inizitva forte, culturale e poliica, su questo tema coniugherebbe novità, libertà, desiderio di sana gestiona della cosa pubblica.
A presto
Massimo
Io credo, gentile Professore, che alcuni problemi siano culturali. E’ diffusa l’idea di fondo secondo la quale tagli alla spesa pubblica hanno sempre e comunque effetto recessivo, idea che probabilmente nasce da una fallace interpretazione neokeynesiana dell’economia che non corrisponde a realtà.
Una bella fetta della nostra spesa pubblica è infatti realizzata tassando anche redditi molto contenuti e pure i disoccupati e va poi ad accentrare ricchezza nelle mani di un relativamente contenuto numero di politici e personaggi vicini alla politica.
Tralasciando la qualità di questa spesa pubblica, si può tranquillamente dire che una bella fetta della nostra spesa pubblica corrisponde a redistribuzione al contrario e va a concentrare ricchezza e a ridurre la domanda, con effetto recessivo.
Purtroppo attualmente in Europa ci si concentra sulla riduzione dei deficit e sul contenimento dei debiti pubblici, eppure dovrebbe esser evidente che i debiti pubblici non sono un problema in sè, ma lo divengono per via di altri errori. Paesi come Usa, Gran Bretagna e Giappone hanno debiti e/o deficit pubblici elevati, ma mantengono un ridotto costo del debito pubblico.
E’ una follia tutta europea questa ricerca, essenzialmente tramite aumento della tassazione, del pareggio di bilancio.
L’austerità all’europea di questi anni non può funzionare.
In questi giorni si è sentito parlare (ma resteranno solo parole) di piani pubblici per la crescita, ma anche qui non ci siamo se si crede di riadottare vecchie idee che fanno riferimento a lavori pubblici, se ciò sarà fatto stampando moneta si avrà un incremento di un’inflazione ora non più contenuta come un paio d’anni fa. Altrettanto inopportuno sarebbe finanziare ulteriori spese pubbliche tramite maggior debito o maggior tassazione. Il rischio è che, come per una larga fetta della spesa pubblica, vi siano sempre alcune persone vicine alla politica che raccolgono lauti guadagni da questi progetti, mentre alla maggior parte delle persone resterebbero o maggior inflazione o più tasse.
Oltre a questo va rilevato che la spesa pubblica ha un impatto strutturale ormai minimo, nel senso che 50 anni fa la realizzazione di nuove strade, canali, ferrovie poteva veramente favorire investimenti privati, ora non saranno certo altre strade attorno a Torino a convincer la Fiat ad investire. I tempi cambiano e l’impatto della spesa pubblica decresce al crescere dello sviluppo economico.
La ricetta dovrebbe esser semplice in Italia: tagliare la spesa pubblica scarsamente produttiva, a partire dagli eccessi che tendono a concentrare ricchezza tramite stipendi pubblici eccessivi. Contemporaneamente andrebbe abbassata la tassazione e ridotta la burocrazia…utopie
Buona giornata
Pietro
Caro Pietro,
rem acu tetigisti!
Grazie,
am
Pensare che per sviluppare l’economia abbiamo bisogno dello stato mi sembra davvero tanto arcaico che stento a credere che ci sia ancora gente che lo pensi.
Non ci sono tagli da fare, ma bisogna abolire tutti i servizi che ci vengono imposti in regime di monopolio pubblico senza libertà di scelta, per giustificare i quali ci rapinano con le tasse, a partire dal sistema pensionistico (inps-inpdap) e dalla sanità pubblica. Ieri la ministra Fornero ha detto che i giovani sono sostanzialmente ignoranti e che non sanno neppure parlare l’italiano. Ma come, la scuola pubblica non era una delle meraviglie del mondo ? Questo sistema non è migliorabile, ma solo riformabile.
Non si può continuare a delegare lo stato a decidere (in cambio dei nostri soldi) per provvedere a tutto ciò che riguarda la nostra vita dalla culla alla tomba, dalla pensione alla sanità, dalla scuola all’università: questa è una mezza dittatura, è la nuova versione del comunismo in cui i mezzi di produzione appartengono si ai cittadini, ma il frutto del lavoro ci viene in gran parte espropriato dallo stato paternalista che spende, pensando che siamo tutti troppo deficienti per essere autonomi e liberi di gestirci da soli. Ma la libertà implica la responsabilità, per questo motivo molti preferiscono una vita preconfezionata da altri o uno stato di semi-schiavitù.
http://24.media.tumblr.com/tumblr_lsxz2z3mIj1qbogplo1_1280.png
———————-
Le elezioni hanno confermato ancora una volta che la sinistra è minoritaria, ma che se il “centrodestra” è diviso in due, perde. Se il “centrodestra” è diviso in 3, scompare !
Per pareggiare il bilancio basterebbe eliminare la spesa per interessi (che attualmente supera il valore del deficit).
Penso basterebbe ri-nazionalizzare la banca d’Italia. O una banca qualunque.
Ma l’on. Martino non sembra daccordo.
Non ho ancora capito perché.
Caro Professore è con immenso piacere che leggo le parole della sua risposta. Io avevo buttato là un suggerimento che pensavo cadesse nel vuoto e nella disillusione dei troppi anni trascorsi ad aspettare un Godot della politica che non è mai arrivato.
Invece la scopro battagliero e voglioso di nuove sfide. Assolutamente bene.
Fondi domani il partito dei liberali e liberisti italiani, io, e non solo io, la seguirò all’istante.
Se può servire, avendo fatto per tutta la vita il grafico pubblicitario, mi offro per la realizzazione del simbolo del partito (che la la sua importanza e ne ho visto di simboli orribili negli ultimi tempi, compreso, se mi è concesso, quello del “popolo della libertà”)
Presentiamoci alle prossime elezioni politiche, ritengo che ci sia lo spazio per raccogliere un consenso almeno a 2 cifre (oltre il 10%) tra le file dei disillusi dal sogno berlusconiano e non solo….
Avanti tutta, caro Professore, ci faccia sognare…..ci faccia sapere.
Caro De Marco,
grazie per l’incoraggiamento. Essendo felicemente nonno due volte non posso permettermi la miopia! Dopo l’esito di questa tornata di amministrative, non potrò perdere troppo tempo.
A presto,
am
Egregio Martino, il dramma sta proprio qui: perché di solito, una qualsiasi assemblea, si accorda su qualcosa che di fatto richiede al singolo di rinunciare ai propri ideali? Mi spiego. Perché mai una decisione politica deve basarsi sulla rinuncia delle più elementari facoltà della ragione? Siccome la cosa accade di frequente, e non può essere solo attribuito a fatti contingenti,allora la spiegazione più plausibile sono non già pigrizia e cattiva volontà, come anch’io affermavo, ma il potere che “pretende” il sacrificio, facendosi beffe delle buone, almeno a parole, intenzioni. Con stima.
Caro Antonio,
possibile che la tua sia la sola voce che grida una parola di buon senso nel deserto della politica? La maggioranza di inizio legislatura si è dissolta tra scandali e latrocini.Certo un uomo non può fare la differenza ma non ci possiamo rassegnare al dominio di tecnici e peggio di tecnici consulenti di tecnici. Le elezioni francesi non sono state vinte dal un socialista. A giugno il Fronte Nazionale si farà sentire e forse a Parigi rivivranno l’esperienza della coabitazione. Libertà, sviluppo, attenzione alla persona, serietà della gestione pubblica non possono essere in contrasto tra loro e forse la lezione ultima di Friedman è stata che indagare la realtà economica ha come fine ultimo non tanto e non solo una crescita economica purchè sia, quanto rafforzare e cementare le relazioni tra i cittadini in un’ottica di solidarietà che è fondata nella libertà. La libertà, però, può fare paurae un obiettivo potrebbe essere quello di creare le condizioni perchè questa paura venga superata.A noi il compito di recuperare questa idealità perchè le idee camminano sulle gambe degli uomini. Solo allora potremo fare a meno dei tecnici.
Carissimo Prof. Martino,
condivido quasi completamente i suoi ultimi interventi nei quali, come da buona consuetudine, non risparmia di certo le bordate. Su quanto non condivido preferisco al momento sorvolare rimandando casomai ad un post futuro (ahimè, il tempo è ultimamente un po’ troppo tiranno…). Dirò solo che non mi sento di dar del tutto torto ai vari “Don Pollo”, anche se le loro “ricette” per uscire dalla crisi mi fanno semplicemente accapponare la pelle!
Approfitto quindi di questa occasione per fare un altro ragionamento e avanzarle una proposta.
Contrariamente a molti altri sui fan, non auspico per nulla che Lei diventi ministro per l’economia! Dio gliela scampi! La sua reputazione è troppo buona per rovinarsela in così malo modo e fare la fine degli altri tre da lei ricordati.
La mia non vuole essere una battuta, sono anzi serissimo.
Lei ha più volte affermato che la forza di un paese non si misura dal suo governo ma dalla “qualità” della sua opposizione. Non solo concordo su questo ma vorrei spingermi un po’ più in là, a costo di risultare risultare banale: proprio perché quanto sopra è corretto ne consegue che, in una democrazia, la forza di un paese si misura dalla mentalità e dalle idee del suo popolo. Punto.
Dobbiamo smetterla di pensare che per risolvere i problemi basti mettere l’uomo giusto al comando! Siamo sinceri: gli italiani hanno eletto Berlusconi pensando che, viste le sue doti imprenditoriali, potesse rimettere in sesto l’Italia, non perché (in maggioranza) si augurassero veramente che venisse attuata una seria riforma dello stato in senso liberale, come Lei giustamente perora da tempo immemore.
Visto che questo non è successo, né potrà mai succedere, abbiamo avuto “l’inflazione di tecnici”.
In breve: se abbiamo un Ministero dello Sviluppo Economico (ohibò!!!) chi meglio metterci a capo se non uno stimato economista? Meglio, mettiamolo direttamente alla Presidenza del Consiglio!
Bravo Napolitano, e gli italiano applaudono! Adesso, finalmente i problemi verranno risolti!
Se i problemi ancora non si risolvono? Significa che Monti non è all’altezza! Semplice: rimpiazziamolo con qualcun altro, magari dandogli anche poteri più ampi… (l’uomo forte come da lei paventato…)
Che questa convinzione sia ampiamente e trasversalmente diffusa lo dimostra il fatto che anche suoi fan si augurino di vedere Lei come ministro dell’economia prossimo venturo!
Quando si renderà conto la gente che servono RIFORME non SUPERUOMINI (SuperMario o SuperAntonio che siano)!
Tra le prime riforme io metterei, a titolo puramente simbolico, l’abolizione del ministero per lo “Sviluppo Economico”!!!
Ma, carissimo Martino, per avere la forza necessaria per fare le riforme bisogna prima far capire questo alla gente. A mio modesto parere ci siamo avvitati (e non solo in Italia) in una situazione dove il vecchio buon senso si è completamente perso. La maggioranza davvero crede che per far “ripartire” il paese sia necessario il governo!
Ora le faccio la mia modesta proposta, nella quale la politica non c’entra per nulla.
Ha presente la bellissima collana “Free to choose” del suo compianto maestro? (Ho di recente visto con enorme piacere l’episodio “Inflation”).
Qui le parole di Friedman sul perché fece quel programma : http://www.ideachannel.com/media/broadcast/freetochoose/
Non crede che quelle parole siano oggigiorno ancor più valide?
Ebbene io credo che il più gran servizio che lei possa fare per il suo paese, lungi dall’essere quello di ministro dell’economia, sarebbe quello di realizzare qualcosa di simile!
Vada dal “Berlusca”, batta i pugni sul tavolo e si faccia finanziare. Mandandolo in onda ci farebbe pure i soldi con la pubblicità. Sono sicuro che l’audience non mancherebbe!
Cordialmente
Adriano M
arriviamo tardi:
http://www.youtube.com/watch?v=PgTxaPHaXac
Non intendevo nel senso di fare a gara a chi la spara più grossa per primo, con tutto il rispetto per sua eccellenza il dott. Sottile.
Caro Adriano,
lei ha ragione. Solo diffondendo le nostre idee in modo da renderle comprensibili a tutti, potremo sperare di coagulare il consenso necessario a tradurle in pratica. I diritti televisivi di “Free to choose” vennero acquistati nel 1980 da Mediaset, che non li utilizzò mai, e dieci anni dopo dalla RAI con identico risultato!
La politica mi attrasse perché ero convinto che avrei avuto una scolaresca più numerosa. L’ho avuta e non senza risultati ma le nostre idee sono, purtroppo, ancora minoritarie.
Cordialmente,
am
Caro Antonio Martino, una cosa se ne deduce dal suo articolo: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!
Perché?
Cosa impedisce di realizzare nell’azione politica idee tanto caldeggiate in un’aula universitaria o nelle brillanti pagine di un libro?
Al di là dei motivi contingenti, della pigrizia o cattiva volontà, e simili, penso che l’ostacolo più grande sia il potere. Esso sa trasformare tutti i buoni propositi in strade lastricate per l’inferno.
E’ veramente difficile sottrarsi alla seduzione del potere, ci vuole intelletto fino, cuore grande e coraggio a non finire.
Caro Rizzitiello,
lasci stare la pigrizia e la cattiva volontà: non c’entrano. In politica fra il dire e il fare c’è di mezzo la necessità di ottenere una maggioranza di consensi su ciò che si propone. Per farlo, bisogna sopportare compromessi che mettano d’accordo quella maggioranza. Sui miei principi non sono disposto a farne e non ne ho dovuto fare né agli Esteri né alla Difesa. In un dicastero economico avrei dovuto accettarne molti e non voglio.
Cordialmente,
am
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
Caro professor Martino, la seguo da molti anni e devo dire che lei è il politico che oggi stimo di più tra quelli che (spesso ingiustamente) si ritengono tali e siedono in Parlamento. Condivido in pieno la sua opinione sui tre economisti e su Monti in particolare.
Ho un unico forte rammarico, che lei, per motivi a me non mai stati chiari, non abbia potuto contare di più ed assumnere un ruolo di primo piano nei lunghi anni di quella che poi purtroppo si è rivelata la grande illusione berlusconiana. Forse se lei avesse avuto un ruolo più importante, magari proprio come ministro dell’economia al posto del “grande confuso” Tremonti, forse, forse….le cose sarebbero andate diversamente.
In ogni caso sarei pronto, e non solo io, a seguirla con entusiasmo se lei volesse mettersi a capo di una nuova forza politica di ispirazione fortemente liberale e liberista che, sono convinto in un monento di totale sbandamento come questo raccoglierebbe consensi almeno a 2 cifre.
Certo, lei dirà forse che ci sarebbe il problema dell’età, ma guardando il panorama politico di oggi, direi che questo non sarebbe proprio il problema.
Mi, ci, faccia sapere.
Con fortissima stima.
Caro De Marco,
grazie per le cortesi parole. Anche avrebbe fatto piacere potere incidere di più sul corso (meglio: andazzo) della politica negli anni di governo di centro-destra.
Quanto al suo suggerimento, non è affatto detto che non lo segua. Non c’è due senza tre: sono stato fra i fondatori del partito del referendum (Massimo Severo Giannini) e di Forza Italia. Infine, quanto all’età, gli americani hanno ragione: “There is no fool like an old fool”!
Cordialmente,
am
Caro Professore è con immenso piacere che leggo le parole della sua risposta. Io avevo buttato là un suggerimento che pensavo cadesse nel vuoto e nella disillusione dei troppi anni trascorsi ad aspettare un Godot della politica che non è mai arrivato.
Invece la scopro battagliero e voglioso di nuove sfide. Assolutamente bene.
Fondi domani il partito dei liberali e liberisti italiani, io, e non solo io, la seguirò all’istante.
Se può servire, avendo fatto per tutta la vita il grafico pubblicitario, mi offro per la realizzazione del simbolo del partito (che la la sua importanza e ne ho visto di simboli orribili negli ultimi tempi, compreso se mi è concesso quello del “popolo della libertà”)
Presentiamoci alle prossime elezioni politiche, ritengo che ci sia lo spazio per raccogliere un consenso almeno a 2 cifre (oltre il 10%) tra le file dei disillusi dal sogno berlusconiano e non solo….
Avanti tutta, caro Professore, ci faccia sognare…..
Caro Martino,
non rammentavo la fama di economista di Malagodi, ma ricordo benissimo quella di Padoa-Schioppa e Monti (ritenuti prima, poveri noi, grandi liberali…): e’ chiaro che seguire il consiglio del suo maestro e andare a suo tempo al ministero della difesa anziche’ all’economia fu scelta saggia e azzeccatissima. Non me ne voglia se mi ci e’ voluto tutto questo tempo per rendermente pienamente conto, quando prima la ritenevo, pur nella massima stima, quasi un traditore…
Povero Mario Monti, che fine ingloriosa, una reputazione acquisita in una intera vita bruciata cosi’, in un attimo, e nel modo piu’ infamante.
Da compatire, se non fosse che per noi e per l’italia stavolta e’ la fine.
Grazie caro Diaz. Una scelta difficile, ma per me giusta.
Cordialmente,
am
Professore, certo che lei non le manda a dire a nessuno, neanche ai suoi amici ! Sa essere spietato all’occorrenza, ammiro il suo coraggio.
Purtroppo a pensare che le tasse siano bellissime non è solo Monti, ma molti in Europa e a Bruxelles. Il Fiscal Compact europeo potrebbe portare all’aumento delle tasse ovunque e non è un bel biglietto da visita per quelle coalizioni di governo alternative alla sinistra che governano l’europa. Mi chiedo che definizione dare a queste politiche, visto che non sono certamente liberali ma che non possono essere definite neanche keynesiane.
Questa volta ha ragione Marine Le Pen (di certo non una liberista) quando, riferendosi a Sarkozy e Hollande, ha detto che i francesi si sarebbero trovati a scegliere tra una grande delusione ed una falsa speranza. Purtroppo questa frase si può adattare a molti altri paesi.
Questo commento è stato eliminato dall’autore.