Egregio Antonio Martino, le posto un mio articolo che spero non dispiaccia a lei e ai suoi amici (ADAM)
Ultimamente, i miei interventi politici, hanno avuto come oggetto precipuo il Partito italiano, e ho cercato di mostrarne il gravissimo limite politico che lo porta inevitabilmente non solo alla plateale corruzione dei singoli politici facentevi parte, ma soprattutto al blocco stesso, allo stallo di una profonda e moderna concezione liberale.
Però, al contrario di quello che molte persone potrebbero pensare, per me l’ostacolo maggiore non è tanto rappresentato dall’ovvio interesse dei politici che gestiscono oligarchicamente il Partito, divenuto in democrazia, baluardo, roccaforte del dispotismo, di una concezione dittatoriale della politica, ma dalla difficoltà dell’elettorato stesso a concepire una rappresentanza che non sia assolutistica, padronale, verticistica, generante una distanza radicale tra sé e chi lo vota.
Questo spiega il motivo per cui i vertici dei partiti italiani riescano alla fine ad aver buon gioco su ogni possibile spinta sociale allo svecchiamento dei partiti, alla loro corruzione, alla loro degenerazione politica, al loro immobilismo.
I vertici dei partiti hanno ovvie resistenze a portare avanti tale riforma liberale, però, purtroppo, anche l’elettorato ne ha molte.
Indichiamo quella più importante: il Partito vede e provvede e per questo sa dare protezione, garantisce la soluzione alle molte insicurezze personali.
Il sentimento che abilmente gli organismi dispotici riescono a trasmettere, esplicitamente e implicitamente, è quello di angoscia se non si è protetti da essi.
Tale angoscia indotta, simile a quella sensazione di caos e di anarchia spesso paventata all’imminenza dei crolli dei regimi assolutisti, è ciò che lega morbosamente la massa passiva e frustrata al suo organismo assolutista, generando, da una parte il consenso, dall’altra, l’ostilità verso forme costruttive alternative.
E’ pur vero che idee entusiastiche di cambiamento hanno attraversato in questi ultimi anni l’elettorato italiano, però sono state a volte vaghe e poco incisive.
Infatti, espressioni come “Largo ai giovani” e “ricambio dei vertici”, non servono a nulla perché il giovane non è in se stesso indice di nulla, ci sono anziani in gamba e giovani inetti, giovani cinici e disonesti e anziani sinceri e onesti; il ricambio dei vertici è puro lifting politico che serve a ben poco.
Il problema reale è che qualsiasi persona, giovane o non giovane, donna o uomo, se inserita in un organismo sbagliato e criminogeno, riesce a fare ben poco, anzi il risultato è che alla fine o si conforma come tutti gli altri o viene destituito o si allontana volontariamente.
Chiudo questo articolo con la speranza, ma ne sono scettico, di non aver inutilmente “urlato nel deserto”, ma di aver, anche se poco, contribuito a determinare la consapevelezza politica di un formale e sostanziale cambiamento liberale per il nostro Paese.
Sono pronto a scommettere che se davvero Antonio Martino avesse chances concrete di elezione finirebbe indagato da qualche procura (o porcura, è la stessa cosa) rossa
Riprendendo il precedente commento sul movimento di opinione, segnalo che sull’unico articolo di Marzo gli interventi sono aumentati anche recentemente, sollecitando l’opinione dell’Onorevole Martino su un certo numero di temi (magari, anche quello del 30 Marzo sulle possibili modalità di ritorno alla Lira).
Non che il Presidente della Repubblica conti poi così tanto. Tra l’altro, è nominato dal parlamento, che si guarda bene da nominare chiunque non mostri già principi di alzheimer, e per storia non sia un servo di partito. A parte i primi due, a partitocrazia installata si sbagliarono solo su Cossiga, che infatti permise il referendum elettorale che diede una balla picconata al sistema (ripristinato poi proprio da Berlusconi e Lega).
Sarebbe bello invece se l’On Martino sfruttasse le sue doti comunicative e la sua cultura liberale per capeggiare un nuovo movimento. Che forse non dovrà chiamarsi “liberale” per l’uso ed abuso del termine, ma che possa raccogliere ed interpretare in questo senso le necessità di riforma del sistema.
Dopo livorosi sacrestani (Scalfaro), mediocri sopravvalutati (Ciampi) ed il “carrista d’Ungheria” (il golpista Napolitano) Antonio Martino sarebbe una ventata di sana – e liberale – aria pulita.
nel 2013 dovremo chiederci per chi votare perchè, anche alla luce dei recenti scandali, nulla può essere dato per scontato. Ci vuole una persona competente e per bene che abbia la voglia e l’idealità per risvegliare la nostra amata nazione con una credibilità internazionale a tutta prova……Antonio Martino! Togliamo il punto interrogativo. Massimo
Chi fosse interessato può forse trovare gradevole la lettura del commento di Gennaro Malgieri alla mia intervista di oggi al Giornale. (La trovate su l’Occidentale: www.loccidentale.it)
Egregio Antonio Martino, le posto un mio articolo che spero non dispiaccia a lei e ai suoi amici (ADAM)
Ultimamente, i miei interventi politici, hanno avuto come oggetto precipuo il Partito italiano, e ho cercato di mostrarne il gravissimo limite politico che lo porta inevitabilmente non solo alla plateale corruzione dei singoli politici facentevi parte, ma soprattutto al blocco stesso, allo stallo di una profonda e moderna concezione liberale.
Però, al contrario di quello che molte persone potrebbero pensare, per me l’ostacolo maggiore non è tanto rappresentato dall’ovvio interesse dei politici che gestiscono oligarchicamente il Partito, divenuto in democrazia, baluardo, roccaforte del dispotismo, di una concezione dittatoriale della politica, ma dalla difficoltà dell’elettorato stesso a concepire una rappresentanza che non sia assolutistica, padronale, verticistica, generante una distanza radicale tra sé e chi lo vota.
Questo spiega il motivo per cui i vertici dei partiti italiani riescano alla fine ad aver buon gioco su ogni possibile spinta sociale allo svecchiamento dei partiti, alla loro corruzione, alla loro degenerazione politica, al loro immobilismo.
I vertici dei partiti hanno ovvie resistenze a portare avanti tale riforma liberale, però, purtroppo, anche l’elettorato ne ha molte.
Indichiamo quella più importante: il Partito vede e provvede e per questo sa dare protezione, garantisce la soluzione alle molte insicurezze personali.
Il sentimento che abilmente gli organismi dispotici riescono a trasmettere, esplicitamente e implicitamente, è quello di angoscia se non si è protetti da essi.
Tale angoscia indotta, simile a quella sensazione di caos e di anarchia spesso paventata all’imminenza dei crolli dei regimi assolutisti, è ciò che lega morbosamente la massa passiva e frustrata al suo organismo assolutista, generando, da una parte il consenso, dall’altra, l’ostilità verso forme costruttive alternative.
E’ pur vero che idee entusiastiche di cambiamento hanno attraversato in questi ultimi anni l’elettorato italiano, però sono state a volte vaghe e poco incisive.
Infatti, espressioni come “Largo ai giovani” e “ricambio dei vertici”, non servono a nulla perché il giovane non è in se stesso indice di nulla, ci sono anziani in gamba e giovani inetti, giovani cinici e disonesti e anziani sinceri e onesti; il ricambio dei vertici è puro lifting politico che serve a ben poco.
Il problema reale è che qualsiasi persona, giovane o non giovane, donna o uomo, se inserita in un organismo sbagliato e criminogeno, riesce a fare ben poco, anzi il risultato è che alla fine o si conforma come tutti gli altri o viene destituito o si allontana volontariamente.
Chiudo questo articolo con la speranza, ma ne sono scettico, di non aver inutilmente “urlato nel deserto”, ma di aver, anche se poco, contribuito a determinare la consapevelezza politica di un formale e sostanziale cambiamento liberale per il nostro Paese.
Sono pronto a scommettere che se davvero Antonio Martino avesse chances concrete di elezione finirebbe indagato da qualche procura (o porcura, è la stessa cosa) rossa
Sarebbe l’unico al momento in Italia che potrebbe rivestire quella carica. Antonio RUSCIO BEVIVINO
Segnalo questo link: http://www.youtube.com/watch?v=SUd_QH1_SKw.
Riprendendo il precedente commento sul movimento di opinione, segnalo che sull’unico articolo di Marzo gli interventi sono aumentati anche recentemente, sollecitando l’opinione dell’Onorevole Martino su un certo numero di temi (magari, anche quello del 30 Marzo sulle possibili modalità di ritorno alla Lira).
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
Non che il Presidente della Repubblica conti poi così tanto.
Tra l’altro, è nominato dal parlamento, che si guarda bene da nominare chiunque non mostri già principi di alzheimer, e per storia non sia un servo di partito. A parte i primi due, a partitocrazia installata si sbagliarono solo su Cossiga, che infatti permise il referendum elettorale che diede una balla picconata al sistema (ripristinato poi proprio da Berlusconi e Lega).
Sarebbe bello invece se l’On Martino sfruttasse le sue doti comunicative e la sua cultura liberale per capeggiare un nuovo movimento. Che forse non dovrà chiamarsi “liberale” per l’uso ed abuso del termine, ma che possa raccogliere ed interpretare in questo senso le necessità di riforma del sistema.
Dopo livorosi sacrestani (Scalfaro), mediocri sopravvalutati (Ciampi) ed il “carrista d’Ungheria” (il golpista Napolitano) Antonio Martino sarebbe una ventata di sana – e liberale – aria pulita.
Peccato che in questo blog non si possa cliccare su un bottone tipo “condivido il commento”, o “mi piace”
In ogni caso, come su F.B., “mi piace”.
nel 2013 dovremo chiederci per chi votare perchè, anche alla luce dei recenti scandali, nulla può essere dato per scontato. Ci vuole una persona competente e per bene che abbia la voglia e l’idealità per risvegliare la nostra amata nazione con una credibilità internazionale a tutta prova……Antonio Martino! Togliamo il punto interrogativo.
Massimo
Magari . . .
Martino for President ?
Va bene, ora c’è un motivo in più per chiedere il Presidenzialismo !