Intervista di Olivia Posani, La Nazione, 31 /12/2011
Antonio Martino, economista liberale, ex ministro durante i governi Berlusconi, non ha mai nascosto la sua allergia per la moneta unica. Ora invoca la modifica dei trattati e uno stop alla politica del rigore con la quale, dice, «Ci stiamo auto infliggendo recessione».
• Che bilancio fa di dieci anni con l’euro in tasca?
• Guadagnai la reputazione di euroscettico perché avevo grosse perplessità su questa nuova moneta. Le perplessità sono state confermate più di quanto pensassi».
• Che cosa non la convinceva?
• Il modo con cui la moneta è stata introdotta, la costituzione monetaria e quella fiscale. Sul primo punto va ricordato che il valore dell’euro è bastato sulla fiducia che in esso ripongono coloro che la devono usare. Questo avrebbe dovuto far comprendere l’insensatezza di introdurre una moneta che non aveva mai circolato e ritenere di poterle imporre a priori il potere d’acquisto. Se si potesse, la povertà scomparirebbe dal mondo. In Germania l’euro viene chiamato teuro, rincaro».
• Alcuni economisti hanno calcolato oggi la lira varrebbe il 30% in meno dell’euro.
• «Congetture da analfabeti monetari. Con due milioni al mese una famiglia viveva decorosamente. Con mille euro non ci vive nemmeno una coppia».
• Non sarà perché Berlusconi e Tremonti hanno abolito i comitati di controllo provinciali che dovevano evitare speculazioni?
• «Ritiene che i prezzi si possano controllare d’autorità? Questo è un altro dei miti duri a morire. I prezzi li fanno le nostre decisioni, li fanno compratori e venditori».
• Secondo lei dovevamo rimanere con la liretta?
• «No, dovevamo dare il tempo alla gente di abituarsi all’euro. Dovevamo seguire lo schema proposto dagli inglesi: usare questa moneta in parallelo a quelle nazionali. Dopo due o tre anni l’avrebbero padroneggiata anche le massaie e avremmo saputo con esattezza il suo valore di mercato».
• Dunque non ce l’ha con l’euro?
• Assolutamente no. Sono contrario al modo in cui è stato introdotto. Einaudi era favorevole alle istituzione di una moneta europea perché avrebbe evitato la più iniqua delle imposte che è l’inflazione. L’idea è stata recepita dal trattato di Maastricht, che prevede che la Bce debba pensare a evitare inflazioni e deflazioni, mentre non può comprare titoli del debito pubblico».
• La Bce non dovrebbe comprare Btp nemmeno sul mercato secondario?
• «Assolutamente no. Tutti i cinquanta stati americani hanno la stessa moneta, ma la condotta fiscale dei singoli stati è autonoma. Né la Fed né il governo intervengono per salvare uno stato troppo spendaccione. Lo fanno fallire».
• La Grecia andava fatta fallire?
• «Certamente. E non si doveva pensare di imporre all’Irlanda di aumentare l’aliquota sulle società. Non ha senso far pagare le stesse tasse a chi è ricchissimo e a chi è poverissimo. Le aliquote che si può permettere la Germania non se le può permettere né la Grecia né il Portogallo. L’idea di Monti e degli altri eurocrati di armonizzare le aliquote è folle».
• Contrario all’unificazione delle politiche monetarie e fiscali?
• «Maastricht dice che se un Paese sfora i parametri gli s’impone una multa. Le sembra sensato che un paese che non riesce a pagare i suoi debiti sia anche multato? Oggi, per salvare questo tipo di euro, corriamo rischio di far sprofondare l’Europa. E’ assurdo costringere i paesi a raggiungere al più presto il pareggio di bilancio. L’Italia è descritta da tutti sull’orlo del baratro. Non è vero. E’ la fissazione per lo spread».
• Ma se lo spread sale il nostro debito pubblico aumenta...
• «La Banca d’Italia sostiene che la situazione sarebbe gestibile anche con tassi d’interesse all’8%».
• Che cosa andrebbe fatto?
• «Dobbiamo tornare indietro per andare avanti. Riscrivere subito il trattato di Maastricht. Al primo posto si mette che ogni stato è responsabile della sua condotta di bilancio e che la Bce non può salvarlo se ha speso troppo».
• Ma l’euro ce lo teniamo?
• «Sì, dopo 10 anni ognuno sa quanto vale».
• E se i trattati restano così?
• «Entrerà in discussone il futuro dell’Europa. L’idea che la moneta unica avrebbe portato inevitabilmente all’unione politica si è dimostrata infondata. Arriverà solo quando, e se, ci saranno paesi disposti a rinunciare alla sovranità nazionale in materia di politica estera e di difesa»
• E un’unica politica economica si può realizzare?
• «Non possiamo avere una politica economica e ventisei politiche estere».
Caro Enrico, se c’è un capitolo di spesa dove lo stato non è solo legittimato a spendere ma ha l’assoluto dovere di farlo questo è la difesa.
l’acquisto dei 131 cacciabombardieri non rappresenta ne una spesa iniqua ne inutile ne tantomeno assurda. E’ un atto giusto e sacrosanto.
Le spese inutili dello stato italiano sono tantissime in campi dove la spesa pubblica dovrebbe essere al minimo o non esserci affatto, è troppo facile e comodo fare demagogia sulle armi (quanto è brutta la guerra quanto sono brutte le armi quanto sono cattivi i militari ecc…)
Mi piacerebbe che Antonio Martino dicesse qualcosa sui 15 miliardi di euro che egli stesso ha gettato addosso al popolo italiano quale spesa, inutile, assurda e iniqua, per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35
Qualche settimana fa la BCE ha creato dal nulla 200 miliardi di euro, e li ha prestati alle banche al tasso dell’ 1%. Queste banche useranno una grossa parte di questi soldi per comprare titoli di debito pubblico, anche in Italia.
Scusate, ma anche questa non è forse un’indiretta monetizzazione del debito ?
Correggetemi se sbaglio…
“Non sarà perché Berlusconi e Tremonti hanno abolito i comitati di controllo provinciali che dovevano evitare speculazioni?”
Questa gente non ha neanche letto il Manzoni!