Caro direttore,
Ho letto con interesse l’articolo del mio amico Gaetano Quagliarello (20 ottobre) e vorrei fare alcune considerazioni. Prima di parlare del contenuto, mi sembra che il titolo dell’articolo, anche se probabilmente forzato (Un manifesto liberale è cattolico), centri bene il pensiero dell’autore. Come conferma il tema dell’incontro annuale della fondazione di Quagliarello, citato nell’articolo, la preoccupazione sua e degli altri firmatari è costituita dal rapporto fra Stato e Chiesa cattolica (“A Cesare e a Dio”).
Non v’è dubbio che fra liberalismo e cattolicesimo non vi sia più motivo di contrasto – Luigi Einaudi, liberale cattolico, e Luigi Sturzo, cattolico liberale, oggi militerebbero nello stesso partito – ma questo è un problema che solo Rosy Bindi, Franceschini e altri comunistelli di sacrestia (come li chiamava il cardinale Siri) non hanno ancora risolto. Tutti gli altri cattolici e tutti i liberali sono consapevoli che non siamo più nel secolo del “Non expedit” e della scomunica ai liberali.
Il richiamo a Ronald Reagan fornisce, forse, la giusta chiave di lettura di quale sia la posta in gioco. Reagan ha realizzato la più radicale riforma fiscale della storia degli USA con un congresso a maggioranza democratica. La “sintesi” cara a Quagliarello fu fatta dopo aver vinto le elezioni con un programma che non sintetizzava un bel nulla, era un programma di radicale riforma liberale. Dopo la vittoria elettorale, da presidente degli Stati Uniti d’America, Reagan riuscì a convincere i democratici ad appoggiare la sua riforma. L’ambiguità propria dei compromessi e delle sintesi fu assente in campagna elettorale e fu anche mancante nell’accordo che consentì la riforma. I grandi leader, quelli che hanno fatto la differenza, non hanno mai combattuto da posizioni sintetiche o ambigue.
Il Pdl è il seguito di un movimento che è iniziato nel 1994, si chiamava Forza Italia e a parere del suo fondatore sarebbe dovuto diventare un partito liberale di massa. Strada facendo, ha finito con l’essere un partito catto-socialista di Carrara! Le sintesi quagliarellesche sanciscono la legittimità di questa mutazione, danneggiano il partito che vorrebbero aiutare e si adeguano all’ambiguità imperante.
Quagliarello è un intellettuale intelligente e colto, le sue passate credenziali radicalmente liberali sono impeccabili, ma temo sia incorso nell’errore di credere che l’Italia, per salvarsi, abbia bisogno delle idee di tutti, anche quelle sbagliate e anche se incompatibili fra loro. Un bagno di radicalismo liberale potrebbe tornargli utile.
Caro Pubblico Ministero(?)
e cchè te devo da ddì?! Amen! L’ ho sempre pensata anch’ io in questo modo e francamente FARE LA GUERRA al cattolicesimo non mi pare granchè liberale, inoltre mi sembra inutile e dannoso per un popolo che ha questa matrice culturale sostanzialmente e che, se é possibile, é molto di più della mera Fede Cattolica, sia nel bene che nel male, mutilarsi di un patrimonio sterminato di pensiero, di storia, arte, conquiste ed anche errori, vizi ecc. no m i convince. In un sistema liberale laico, non laicista ideologico, ci sarà sempre spazio per una evoluzione del pensiero, anche cattolico.
diciamo così. Saluti a tutti gli ADAM
P.S. Chi scrive non passerebbe gli esami di catechismo in vaticano, anzi se oltretevere fossero ancora cattolici lo scomunicherebbero, almeno un pò… essendo un po troppo evangelico
La Chiesa Cattolica non è contraria al capitalismo in materia economica, invece in matteria di diritto di proprietà privata è stata sempre in opposizione al comunismo.
Un grande partito con programma in materia SOLO economica, rispettando la posizione privata di ogni uno in matteria di fede, etica e morale, non bisogna di sintesi, ma di solo di adesione chiara nella sfera economica. In questa sfera si può fare una coalizione radicale senza divisione.
E’ meglio che il problema della sintesi (puzza marxismo!) rimanga solo tra i “comunistelli di sacrestia”. Credo che un Liberale non abbia motivo di scomunicare un Cattolico di un partito che difende soltanto principi economici non negoziabili.
Peccato! Le ricordo che Reagan vinse le primarie contro Bush (uomo di apparato e di partito)…ci sarebbe piaciuto che lei scendesse nella mischia!
Ad maiora
Caro MM e caro dentista di provincia,
temo che il mio articolo che uscirà domani sul Tempo vi deluderà. E’ dedicato all'”uscita” di SB e, dopo la pubblicazione, lo posterò qui. Ne parleremo allora.
Cordialmente,
am
On.Martino vista la auto rottamazione di Silvio io spero. Ve lei invece non molli il campo.solo con uno zoccolo duro di liberali possiamo riformare l’ Italia. Fara parte di quei liberali capeggiati da galan a candidarsi a guidare il PdL, oppure cosa farà? Lezioni universitarie? Pensione? Quello che mi disoiace è di non aver visto realizzarsi il sogno liberale del 94. Attendiamo sue news.cordialmente mad max
Non mi inserisco in dibattiti al di sopra della mia provinciale cultura.
Oggi, 25 ottobre, tutti i giornali riportano la decisione del ritiro di Berlusconi e la indizione per il 16 dicembre delle primarie del PDL.
Spero che in questa prospettiva rapidamente si formi e si dia grande visibilità un gruppo di veri liberali, che esprimano un candidato di prestigio e IRREVERSIBILMENTE LIBERALE.
Egregio Antonio Martino, bene hai fatto a sottolineare la sintesi ambigua che vi è tra liberalismo e cattolicesimo e il motivo per cui non sia la strada da seguire per una moderna e UTILE concezione della politica e dello Stato. Da parte mia vorrei far notare, a parte tutti i sincretismi che ognuno vuole e può fare, che resta inconciliabile la sintesi proprio dal punto di vista delle rispettive premesse filosofiche, per il liberalismo, e teologiche, per il cattolicesimo. Non posso scrivere un saggio, però dirò anch’io sinteticamente che l’uno, il liberalismo, si basa sul concetto della dignità umana che trova la sua espressione nella vita concreta di tutti i giorni, l’altro, il cattolicesimo, si basa sul concetto irreparabile del peccato originale, quindi della indegnità umana, che semmai può solo espiare attraverso una mediazione GERARCHICA istituita da DIO stesso: la Chiesa. Né autonomia della persona, né autonomia della ragione, che invece sono le basi imprescindibili del liberalismo. P.S. Don Luigi Sturzo combatteva lo strapotere dello Stato contrapponendogli la famiglia, questo lo ha fatto credere un liberale. In realtà esaltava una classica cinghia di trasmissione dello Stato autoritario, la famiglia, rovesciando i termini ma certo non risolvendo l’ottica del potere dispotico.