Caro direttore,
Ti ringrazio per la cortese attenzione che hai voluto dedicare al mio articolo. Temo di essere stato frainteso: sono convinto, infatti, che per rilanciare il progetto europeo, come da Te auspicato, sia necessario “tornare indietro”, cioè disfare quanto di sbagliato è stato fatto e ripartire col piede giusto.
Mi duole doverlo ammettere: l’ipotesi di mio padre e degli altri padri fondatori – che cioè la moneta unica avrebbe portato inevitabilmente all’unione politica – si è dimostrata infondata. Se, quindi, vogliamo ripartire dobbiamo abbandonare l’euro che è un ostacolo insormontabile all’unità dell’Europa.
Il quesito da cui prendere le mosse è semplice: quali Stati membri sono disposti a rinunciare alla sovranità in politica estera e di difesa? Se sono più d’uno, hanno titolo a dare vita agli Stati Uniti d’Europa. Altrimenti, questi non possono esistere: non c’è mai stato uno Stato senza politica estera o difesa. Forse sono ottimista ma credo che sarebbero più d’uno gli Stati disposti a fare questo passo fondamentale. A questo punto essi si darebbero una vera Costituzione, chiara e composta di pochi articoli, nella quale si enumerano i compiti del governo dell’Unione e, implicitamente, tutto ciò che resta di competenza degli Stati membri. La Costituzione sarebbe sottoposta a referendum popolare e, se approvata, entrerebbe in vigore.
Il Presidente dell’Unione, eletto dai popoli dei paesi membri, farebbe il suo governo, i cui membri dovrebbero avere l’approvazione del Parlamento dell’Unione, anch’esso eletto dai popoli dei paesi membri.
Ai paesi che non hanno rinunciato alla sovranità in politica estera e difesa si potrebbe offrire di accettare la Costituzione e diventare membri dell’Unione o federarsi con essa.
Utopia? Forse, ma molto più realistica dell’idea di una moneta senza Stato e di uno Stato con svariate politiche estere e di difesa. Non ti sembra?
Il Tuo amico,
Antonio Martino (Il Riformista, 25 novembre 2011)
Veramente, la lezione liberale è: lo Stato rischia di non fare il bene del cittadino quando la sua azione può essere ARBITRARIA, ovvero non regolata dal DIRITTO.
Le parole DIRITTO e ARBITRIO stanno alla base delle teorie liberali.
In questa ottica, è inutile disquisire dello Stato Italiano, che non è dotata di istituizioni liberali, ovvero basate sul DIRITTO (vedere la Storia Inglese, costituita da una sequenza di “Act of Rights”).
Le dotazioni minime, per la classificazione liberale (leggere “il liberalismo”, di Von Hayek) sarebbero: un atto dei diritti inalienabili (la ns. costituzione ne è priva), la separazione dei poteri (in modo che ognuno controlli l’altro), un sistema giuridico basato sul diritto naturale e sulla giurisprudenza (in Italia, invece, vige il diritto positivo).
Conclusione: inutile utilizzare il triste caso italiano come modello per teorie generali sullo “Stato”.
@Giulio
Lo stato non può MAI essere amico del cittadino,altrimenti non sarebbe uno stato coercitivo ma un associazione a cui si può aderire su base volontaria.
Rileggendo l’ultima frase del mio commento precedente mi sono reso conto che potrebbe sembrare eccessiva o prestarsi a strumentalizzazioni.
Dunque voglio precisare che non sono né anarchico né eversivo, ma solo arrabbiato in quanto ritengo che oggi lo Stato non sia amico del cittadino.
Saluti.
Forse non troppo fantasie, visto che alcune ipotesi già ci sono.
Ultimo commento sull’inflazione:
per quel che ne so, né a Chicago, né in Austria, né nell’Italia di Sergio Ricossa, l’inflazione è programmabile.
Perciò, non condivido la sanzione ai governanti su questo valore, bensì su quello che a loro compete e che possono (devono) controllare: bilancio e budget dello Stato.
E le dimissioni, come deterrente al deficit spending, non mi sembrano sufficienti.
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
@Guido
Io sono un libertario e sono contro tutte le tasse ivi compresa l’inflazione che è una tassa a tutti gli effetti (benchè occulta).Nota che l’inflazione oltre a penalizzare maggiormente le categorie a reddito fisso (lavoratori dipendenti e pensionati) produce anche altri effetti distorsivi all’economia come le bolle finanziarie (la crisi immobiliare dei subprime deriva proprio dalla politica inflazionista della FED) dove gli investimenti non sono frutto di risparmio reale ma denaro creato dal nulla,proprio per questo nel medio-lungo termine diventano insostenibili e devono essere abbandonati….e quando quel momento arriva la bolla esplode e la fase di recessione-depressione arriva portando tutti i suoi effetti negativi (i quali sono comunque indispensabili per riportare l’economia ad uno stato sostenibile eliminando gli eccessi e i cattivi investimenti dovuti al boom inflazionistico) come la caduta del PIL e l’aumento della disoccupazione.
@Guido
come ho già detto, con tutte queste teorie ed esperti economisti in giro, ad ascoltarli tutti, non se ne capisce più un tubo.
Una cosa è certa per me: siamo in una gran confusione. Un dubbio che ho: sarà forse una confusione cercata per nascondere l’amara verità? Mahh… Chi vivrà vedrà.
Prendi le mie come opinioni personali:
-mi pare che di inflazione negli ultimi 10 anni ne abbiamo avuta. Mi pare pure che i ricchi siano diventati più ricchi, i poveri più poveri e la famosa classe media sia indirizzata verso l’estinzione. Un caso? Forse ne dovevamo avere di più di inflazione.
-L’inflazione funziona (forse) come stimolo economico fin tanto che nessuno se la aspetta! Se tutti sanno che per i prossimi 30 anni l’inflazione sarà del 6% all’anno, tutti si comporteranno di conseguenza e nel lungo periodo non cambierebbe un tubo. Tutto, salari compresi (scala mobile o meno), crescerebbe del 6% all’anno e, per avere un prestito, pagheresti un interesse del 6% in più. Certo, durante la transizione qualcuno ci guadagnerebbe (e altri ci rimetterebbero). Chi ci guadagnerebbe? Quelli che si beccano i soldi prima in ordine di tempo. Certo lo stato quindi che se li stamperebbe. Ma perchè l’effetto duri l’inflazione dovrebbe aumentare continuamente, non rimanere costante!
In altre parole lo stato dovrebbe continamente produrre più inflazione di quella che tutti si stanno ad aspettare!
E cosa è questa se non una truffa bella e buona???
Friedman disse (per quanto fedele può essere la mia traduzione):
“L’inflazione è come l’alcol. L’effetto è piacevole all’inizio…”.
@Manuel: da sempre sento il ritornello dell’inflazione come “tassa più iniqua”. Invece:
– non è iniqua, perché colpisce tutti (tranne in caso di “scala mobile”, che crea privilegi).
– non colpisce i beni immobili e posseduti;
– ha il solo difetto di essere proporzionale, anziché progressiva. Perché, l’IVA cos’è? Sempre meglio di contributi e tasse a valore fisso, che quest’anno hanno decurtato il mio reddito imponibile di oltre il 10%.
– incentiva gli investimenti dei capitali ed aiuta le esportazioni.
– ci sono addirittura teorie economiche che propongono l’abolizione di qualunque tassa, lasciando al governo la sola facoltà di emettere moneta per un valore non superiore al 6-:-7% del circolante ogni anno (con sanzioni ai governanti atte a farselo bastare, ovviamente);
Queste ultime sono esagerazioni suggestive, perché è ovvio che l’inflazione complica bilanci e budget e penalizza il risparmio, ma spero di aver proposto argomenti sufficienti a far ripensare il giudizio sull’emissione statale di denaro, laddove adeguatamente limitata dal diritto.
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@Adriano: grazie per il chiarimento, sembrava parlassi sul serio. In ogni caso, la BCE ha abbassato i tassi troppo tardi, a frittata fatta. Ciò che è diverso tra i due periodi, a mio avviso, sono soprattutto il livello della pressione fiscale, il sistema di credito (infinitamente meno rischioso quelloe europeo), la distribuzione del gettito fiscale (il 25% del ns. va al debito cioè principalmente alle banche).
Una lettura interessante, un articolo pubblicato da DER SPIEGEL online:
http://www.spiegel.de/international/world/0,1518,806772,00.html
Focalizzato principalmente sulla Germania di cui critica le politiche economiche degli ultimi 40 anni e rivela le vere dimensioni del debito pubblico, espone tuttavia idee e concetti che ben si applicano anche agli altri paesi.
Tanto per stuzzicarvi l’appetito copio & incollo titolo e chiusura.
Titolo: “Ponzi Planet: The Danger Debt Poses to the Western World “
L’articolo così chiude…
“It is not as much a question of putting a stop to speculators or penalizing rating agencies. Such skirmishes are merely a distraction from the responsibility that politicians bear when they constantly incur new debt to service old debt. But it is also the responsibility that voters bear for rewarding such behavior, and that the banks bear for being so consistently dependent on the government to bail them out whenever they gamble away their money.
Secretly, they all know that a Ponzi scheme has never turned out well.”
“Buona” lettura.
@Manuel
ricordo che l’inflazione era sostanzialmente sotto controllo in tutti i paesi europei sin dagli anni ’90, dunque prima dell’adozione dell’euro…quindi la ragione principale dell’euro era quella di combattere contro un nemico che non esisteva piu?…se questa era la principale ragione, l’euro poteva anche non nascere!
@Guido
dimenticavo…
Il saggio su Friedman l’ho letto anch’io con grande interesse (fino a quei tempi avevo sempre e solo sentito parlare di Keynes)
Devo dire che ti ricordi molto bene riguardo alla crisi del ’29.
Però attento: oggi c’è una crisi di liquidità tra soggetti privati che è cosa ben diversa da una stretta monetaria. Semmai è vero il contrario: le principali banche centrali mondiali stanno immettendo una liquidità senza precedenti (che io sappia…). La FED americana ha da tempo ridotto il tasso di interesse praticamente a ZERO e la BCE lo ha da poco portato all’1%.
@Guido
Il mio post sulla “rivoluzionaria” scoperta del Nobel Stiglitz voleva essere ironico. Tra l’altro l’idea che sia il progresso tecnologico a causare la disuccupazione e la crisi non è per niente originale ed è stata già riproposta più volte in passato. La mia opinione personale (da ignorante) in proposito è molto semplice: una stupidaggine.
Sembra proprio che i più grandi economisti al mondo diano spiegazioni e propongano soluzioni tra di loro contradittorie per risolvere la crisi.
Ovvero, a me sembra che non sappiano che pesci pigliare!
Che l’economista Monti sia quello giusto?
Che la colpa della crisi sia della tecnologia mi sembra proprio una gran fesseria…il progresso della scienza e della tecnologia negli ultimi decenni ci ha fatto fare un salto in avanti nella qualità e quantità della vita superiore a quello di milioni di anni precedenti…
Chissà perché l’Italia è in crisi. Naturalmente la colpa non è dello Stato che deruba i cittadini del 50%-60% di ciò che guadagnano, non è di centinaia di migliaia di parassiti che vivono alle spalle di altri che producono ricchezza, non è del colossale debito pubblico fatto negli anni ’80, non è del fatto che da 40 anni lo Stato vive al di sopra delle sue capacità, non è di tante caste di ignoranti super garantiti, non è dell’inferno fiscale-burocratico, non è di troppi divieti, obblighi, regole, certificati.., non è del doping di denaro pubblico con cui è stato drogato il capitalismo, non è della continua violazione dello stato di diritto, non è del fatto che a volte riuscire a pagare le tasse ti porta via giornate intere sottratte al lavoro, non è del sindacato più conservatore del mondo.
No, le istituzioni e i media all’unanimità hanno alzato una CORTINA fumogena su tutto questo e danno la colpa agli evasori fiscali, i nuovi “ebrei” a cui dare le colpe della crisi economica italiana. Come se 800 miliardi di spesa pubblica annuali non fossero abbastanza per sostenere i costi dello Stato !
Come è stato dimostrato numerose volte, ad una bassa pressione fiscale corrisponde una bassissima evasione-elusione fiscale. Ma il pensiero dominante oggi ha ribaltato la verità, adesso va di moda dire che se le tasse sono alte è a causa degli evasori e che le tasse diminuiranno solo quando le pagheranno tutti (mentre invece aumenterebbe solo la spesa pubblica). Insomma un ragionamento degno di un ubriaco !
Io sono arrivato ad una conclusione: lo Stato è il nemico !
@The dreamer
Perchè se la BCE acquistasse direttamente i titoli del debito pubblico (quindi monetizzando il debito) non avrebbe senso l’introduzione dell’euro.Uno dei motivi principali dell’introduzione della moneta unica è stato proprio quello di favorire una netta separazione tra la banca cantrale e gli stati,cercando in questo modo di tenere sotto controllo l’inflazione (che è una delle imposte più odiose).
Veramente, se ho ben interpretato un bel saggio (che purtroppo non trovo più) di Martino su Friedman e la crisi del ’29, l’interpretazione monetarista sulla causa si limita alla stretta monetaria (come adesso) che avrebbe dovuto scongiurare l’inflazione (come adesso) la quale invece è arrivata proprio dalla conseguente recessione (stagflazione). Proprio come adesso, ma non certo per lo sviluppo tecnologico (questa non l’avevo mai sentita).
La quale inflazione non è poi il peggiore dei mali. Nel senso che, peggio dello stampare denaro, è chiederlo in prestito caricando i cittadini, oltreché di inflazione, anche di debiti e quindi di altre tasse.
Il vero sbaglio, a mio avviso, è ritenere che questa seconda procedura freni i governanti dallo spendere.
In ambo i casi, non sono mica soldi loro, no?
“Solum certum nihil certum est”
No, ora siamo certi della causa della crisi attuale, che è la stessa della Grande Depressione del ’29: il progresso tecnologico e l’aumento di produttività.
Nel ’29 fu il progresso nella tecnologia agricola con conseguente aumento della produzione, crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, disoccupazione nelle campagne e quindi innesco del ciclo vizioso sull’economia reale poi trasferitosi sui mercati finanziari. Non viceversa.
La crisi attuale è simile: automazione della produzione nelle fabbriche generante la stessa reazione a catena!
Adesso siamo sicuri che questa è la causa!
Prof. Martino aspetti a darmi del folle pubblicamente! Potrebbe esporsi a ritorsioni legali da parte della comunità internazionale!
Queste non sono mie opinioni (ma ci mancherebbe…)
ma la nuova rivoluzionaria scoperta di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia!
http://www.vanityfair.com/politics/2012/01/stiglitz-depression-201201?currentPage=all
Una cosa non mi è molto chiara (ma questo è sicuramente colpa della mia ignoranza)…
Sembra che l’unica via per uscire dalla crisi e far ripartire l’economia sia che lo stato intervenga con massicci investimenti pubblici in infrastrutture, educazione e… RICERCA TECNOLOGICA (???)
Alleluia!
Grazie the Dreamer!
Pensavo di essere l’unico a farsi queste domande “strampalate”.
Qualcosa mi dice che se le cose continuano a peggiorare, e non vedo come possano migliorare, la prossima mossa sara’ un intervendo del Fondo Monetario Internazionale finanziato a sua volta (si fa per dire) dalla BCE.
Probabilmente le mie sono solo fantasie…
Qualcuno dovrebbe cortesemente spiegarmi in virtù di quali geniali trattati la Banca Centrale Europea presta danaro alle BANCHE (soggetti privati) all’1% mentre gli Stati membri, profondamente indebitati, sono costretti a rifinanziare il proprio debito pubblico sul mercato al 6/7% annuo, cercando di piazzare i loro titoli proprio presso le BANCHE (private) che hanno attinto fondi dalla BCE all’1%. La domanda nasce spontanea: gli STATI MEMBRI dell’UNIONE MONETARIA non si sarebbero potuti finanziare direttamente presso la BCE all’1%, con buona pace degli SPREADS e delle politiche recessive che ci stanno mandando a gambe all’aria???
Saluti.
Solum certum nihil certum est.
Stimatissimo Prof. Martino,
ammetto senza problemi di avere le idee per niente chiare e in caso contrario sarei pure preoccupato.
Penso di essere anche in buona compagnia visto che le differenti scuole economiche arrivano a conclusioni talvolta antitetiche. Se tra i vari premi Nobel dell’economia vi fosse accordo avremmo risolto tutti i problemi. Invece pare che si divertano a contraddirsi a vicenda.
Se non hanno le idee chiare loro, figurarsi io…
Per questo faccio, e mi faccio, un sacco di domande (magari stupide).
Con stima,
Adriano M.
Mi capita ultimamente di sentirmi liberale liberista quando parla un socialista, non parliamo poi se comunista, ma socialista se parla un liberista. E non è puro spirito polemico da bastian contrario, ma tentativo di non seguire steccati ideologici, per quanto nobili essi siano. Perciò sarei pure sostenitore dell’iniziativa, la creatività, individuale, se non vedessi i milioni di ostacoli creati da una società rigidamente divisa in classi di potere. Niente facile marxismo, no, mi riferisco a classi di poteri che esercitano la loro oppressione, economica e psicologica, soprattutto, su altre classi di persone. Di fronte a tali solchi, a volte insormontabili, fare appello alla creatività individuale, per quanto nobile, ha l’effetto della beffa che si aggiunge al danno.
Domanda: perché mai se lo Stato vuole intervenire sul mercato è più oppressivo che se lo fa un potente gruppo economico privato?
Altra domanda: esiste una pura e assoluta economia di mercato, come pure: esiste una pura e assoluta economia di Stato?
Non è che alla fine esistono soltanto economie miste in cui bisogna però trovare i giusti equilibri tra esigenze private e pubbliche?
Capisco lo Stato minimo, comprendo meno l’assenza di Stato!
Caro Adriano,
temo che non abbia chiara la differenza fra prezzi assoluti e prezzi relativi. Un buon manuale di economia (persino di scuola austriaca) le chiarirà il problema.
Cordialmente,
am
Stimatissimo Prof. Martino,
grazie innanzitutto per il suo tempo nel rispondermi.
Il punto è che le ragioni che si adducono sempre al “pericolo” deflazione proprio non riesco a “digerirle”, e non mi riferisco ovviamente ad una deflazione galoppante. Sul fatto che un calo del reddito, per qualsivoglia ragione, produca una contrazione dei consumi e quindi a cascata un calo dei prezzi, non ci piove. Ma dire che una riduzione dei prezzi conduca automaticamente NEL MEDIO-LUNGO PERIODO ad una riduzione dei consumi,conseguente riduzione della produzione, recessione, perdita di posti di lavoro e calo del reddito, innescando il tanto paventato circolo vizioso… questo mi lascia quantomeno “dubbioso”.
L’assunto è che la gente, sapendo che i prezzi sono in perenne calo, si astenga perennemente dal consumo con accaparramento del denaro.
Mi scusi, ma non è un fenomeno “naturale” dell’economia di mercato tendere a produrre beni a costi REALI (e quindi a prezzi) sempre più bassi (attraverso l’aumento della produttività, progresso tecnologico, ecc. ecc.)?
Via via nel tempo abbiamo avuto la produzioni di maggiori beni più accessibili a tutti!
Perchè se si producono più beni bisogna anche immettere più denaro per tenere il sistema in “equilibrio”? E quanto vale in assoluto il “denaro”?
Penso che Lei concordi con l’affermazione secondo la quale l’intervento di una autorità centrale per “calmierare” i prezzi finisca solo col creare la scarsità dei prodotti che si volevano rendere più accessibili (= mercato nero).
Ora, perchè mai un analogo intervento centralizzato attraverso la leva monetaria, questa volta per sostenere i prezzi, possa sortire effetti benefici… proprio non lo riesco a concepire!
Tralasciando il mondo ideale, gradierei fare un paio di esempi concreti:
Es. 1)Laptop, computer, i-pad, i-phone, i-(che si voglia)diventano ogni anno più economici e/o performanti. Questo ha forse prodotto orde di risparmiatori che pospongono di continuo l’acquisto? Non si direbbe proprio dato che il settore è forse quello che tira di più! La gente quando ne ha bisogno e può permetterselo le cose le compra comunque. Sembra che in questo caso i prezzi discendenti siano un incentivo più che un deterrente.
Es.2)Case.
Ho personale conoscenza di molti che avevano cominciato a risparmiare per, un giorno, comprare casa. L’obiettivo era di mettere via una certa somma iniziale in modo da affrontare un mutuo di durata limitata, diciamo 10 anni.
Quando poi il tasso di interesse è sceso a livelli scandalosi gli stessi hanno cominciato a chiedersi giustamente se il gioco valesse la candela visto che (ciclo “virtuoso” della domanda)i prezzi degli immobili hanno contemporaneamente cominciato a salire in modo apparentemente “inesorabile”. Che senso ha risparmiare se in banca non ti danno niente mentre il prezzo del bene che vorresti comprare continua a salire? E così si sono imbarcati in mutui trentennali (UNA VITA) su valori anche del 100% perchè tanto i tassi erano bassi.
MA COME? Contrariamente all’esempio 1 sembra che in questo caso siano i prezzi in rialzo ad essere stati un incentivo alla domanda! Nel primo caso però la gente sceglie la “domanda”, nel secondo caso le gente è stata “costretta” ed il risultato è stato un boom seguito da un crash. Attenzione che non siamo però tornati al via… il debito è rimasto come una zavorra sulla ripresa prossima ventura!
In conclusione: io non credo che, in un mondo ideale, dovremmo correre il rischio di rendere i prezzi più flessibili in entrambe le direzioni.
Credo che, nell’economia di mercato, dovremmo LASCIARE i prezzi flessibili di fare quello che gli pare semplicemente perchè ogni intervento centralizzato (legislativo o monetario che sia) alla lunga fa solo danni.
Caro Adriano,
in linea di principio lei ha ragione. Si può avere deflazione senza avere anche recessione. Tuttavia, i prezzi hanno una certa rigidità al ribasso e la loro riduzione è in genere anche accompagnata da un calo del reddito e della produzione. In un mondo ideale, quel rischio andrebbe corso per cercare di rendere i prezzi più flessibili in entrambe le direzioni. Il nostro, purtroppo, non è un mondo ideale. Temo che sia perfetto perché non suscettibile di migliorare!
am
“… se l’inflazione in Europa supera il 2% o scende sotto lo 0, l’intero Board della BCE, con in testa il presidente, viene licenziato.”
Sarebbe un risultato eccellente.
Credo pero’ che il livello di difficolta’ nel mettere la cosa in pratica sia di non molto inferiore a quello dell’abolizione della BCE.
Solo una domanda: cosa c’e’ di male se l’inflazione scende sotto lo zero?
Perche’ se un po’ di inflazione si puo’ considerare accettabile, la deflazione invece e’ da escludersi nel modo piu’ assoluto?
Inviterei Guido Cacciari, che ringrazio per l’attenzione, a scrivere FRIEDMAN e non Freedman. Milton era favorevole all’abolizione delle Banche Centrali. Io sono d’accordo con lui ma temo che non riusciremo a ottenerla nel corso della nostra vita. Il modello neozelandese cui allude Cacciari è, invece, praticabile: se l’inflazione in Europa supera il 2% o scende sotto lo 0, l’intero Board della BCE, con in testa il presidente, viene licenziato. Occorre un Roger Douglas europeo.
am
Ma l’ottimo Martino non si è ancora espresso sulla privatizzazione delle Banche Centrali. La sua origine monetarista dovrebbe inorridire. Le analisi di Freedman sulla regolamentazione dell’incremento della quantità di moneta da parte della banca centrale sono ora inutili. Perché quest’ultimo è ora oneroso ma soprattutto ostacolato dall’interesse privato delle banche. Sarebbe bastato imporre regole di gestione monetaria corredate da sanzioni personali ai governanti che le violassero. Il mezzo dei liberali è il diritto, non l’anarchia. Un mercato è un sistema giuridico, senza il quale “l’unico mercato possibile è la rapina di strada”. Possibile che debba essere io a citare Von Hayek?
Sì, ma chi la farebbe ‘sta Costituzione?
E sarebbe una costituzione liberale (atto dei diritti, separazione dei poteri, prevalenza del diritto naturale e della giurisprudenza, insomma con strumenti che prevengono l’arbitrio del potere politico) od una boiata come quella italiana?
Se la fa gente come Rigor Monti, allora meglio lasciar perdere l’Europa.
Concordo pienamente con l’analisi di Antonio Martino. Aggiungo che la mancata costituzione di uno Stato federale ha nell’immediato l’evidente obiettivo di rafforzare gli Stati più forti( la Germania e la Francia) a detrimento di quelli più deboli, ma alla lunga l’indebolimento sia politico, sia economico di tutti gli Stati membri della UE. La verità è solo questa: siamo finiti in un cul de sac dal quale per uscirne si deve avere l’unico coraggio politico possibile, la Costituzione degli Stati Uniti d’Europa.